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Endometriosi: lenire il dolore con l’alimentazione

endometriosi

L’Endometriosi è una malattia infiammatoria cronica che in Italia colpisce circa 3 milioni di donne e che è causa del 30-40% dei casi di infertilità femminile. 

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Col termine “endometriosi” si intende la presenza anomala di tessuto endometriale al di fuori dell’utero (sua normale sede) e precisamente a livello delle ovaie, delle tube, del peritoneo, della vagina e dell’intestino.

Le cause della patologia non sono ancora chiare, tuttavia uno studio ha dimostrato che l’enzima telomerasi, normalmente poco presente nelle cellule dell’organismo, risulta essere, invece, molto concentrato nelle cellule dell’endometrio. La telomerasi è un enzima implicato nel processo di proliferazione cellulare e serve per rigenerare l’endometrio (la porzione di tessuto distrutta ed espulsa durante il ciclo mestruale, fenomeno che causa i classici dolori mestruali) al termine del ciclo. La concentrazione elevata di questo enzima determinerebbe un’eccessiva proliferazione delle cellule endometriali sia in sede intra- che extrauterina con conseguente insorgenza di dolori fortissimi in vari distretti corporei, a partire da alcuni giorni precedenti la comparsa del ciclo fino al termine dello stesso.

In particolare, il dolore pelvico (principale sintomo della malattia) può diventare cronico rendendo la situazione fortemente invalidante per la donna affetta dalla patologia, al punto che spesso essa si ritrova costretta a sospendere l’attività fisica o addirittura a stare a letto.

Premesso che la dieta NON rappresenta la cura per la patologia, cosa possiamo fare con l’alimentazione?

Possiamo sicuramente alleviare il dolore prediligendo il consumo di quegli alimenti che riducono il processo infiammatorio alla base dell’endometriosi. Bisogna quindi consumare cibi ricchi di acidi grassi omega-3 come il pesce fresco pescato (suri, sgombri, alici e sardine) e non surgelato/congelato, le noci e l’olio di semi di lino e ridurre il consumo di cibi ricchi di acidi grassi omega-6 come gli oli vegetali di mais e di semi vari e le margarine perché i primi portano alla produzione di prostaglandine che riducono l’infiammazione, mentre i secondi alla produzione delle prostaglandine che la favoriscono.

E’ consigliabile aumentare il consumo di alimenti ricchi di vitamina A, C ed E, coinvolte nella risposta immunitaria e contenute nei seguenti cibi: fragole, kiwi, agrumi, peperoni, spinaci e vegetali a foglia verde scuro, olio extravergine d’oliva, salmone e tuorlo delle uova biologiche. Le 3 vitamine citate agiscono meglio se assunte contemporaneamente e quando presenti naturalmente nello stesso cibo come evidenziato da questo studio. Pertanto usare integratori che contengono una sola di queste vitamine (monocomposti) è inutile.

Utile è il consumo di zenzero e curcuma per le loro proprietà anti-infiammatorie.

E’ stato, inoltre, evidenziato dal seguente studio che le donne che soffrono di endometriosi sembrano avere una sensibilità maggiore al glutine. Pertanto è consigliabile l’utilizzo di pane e pasta preparati con farine prive di glutine quali farina di castagne, miglio, grano saraceno, mais e mandorle.

Evitare il consumo di caffeina per il semplice fatto che provoca fastidiosi crampi addominali anche se uno studio ha dimostrato che non ci sono correlazioni dirette tra consumo di caffeina ed endometriosi.

L’endometriosi è una patologia che determina anche un forte aumento degli estrogeni quindi bisogna preferire il consumo di carne (sia bianca che rossa) proveniente da allevamenti biologici e perdere un pò di peso (sotto il controllo di un professionista del settore). Inoltre, per favorire la funzionalità depurativa del fegato, bisogna evitare l’assunzione di alcol e preferire invece in consumo di dolori mestruali di capitolo, carciofo, bardana e finocchio.

Andrebbe evitata la soia. Uno studio che ha dimostrato che il suo consumo riduce probabilmente il rischio di endometriosi. Siccome però si tratta di uno studio limitato, preferisco sconsigliarne l’utilizzo.

Concludo dicendo che la risposta dell’organismo a determinati tipi di alimenti è soggettiva e varia da donna a donna e pertanto è sempre bene farsi aiutare da un professionista della nutrizione che elaborerà un piano nutrizionale specifico e personalizzato.

 

Dott.ssa Michela Capuzzoni

 

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