Imparare a leggere le etichette, per una spesa consapevole

Il solito carrello con una ruota rotta o cigolante e la solita lista della spesa che, raramente, si segue alla lettera. Corsie sovraccariche di prodotti di ogni tipo, colorate, di marche pubblicizzate o meno conosciute, tutti in bella vista e a portata di mano, come le migliori strategie di marketing insegnano.

Ma prima di arrivare in coda alle casse dei supermercati, forse sarebbe bene chiedersi se si conosce davvero tutto quello che si è caricati nel carrello, da dove proviene, quali sono gli ingredienti. Insomma, leggiamo le etichette?

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La lettura, superficiale e veloce per loro stessa ammissione, riguarda solo 2 italiani su 10 ma non perché ritenute poco importanti quanto piuttosto per la difficoltà a comprenderne il contenuto. Scritte troppo piccole per essere ben leggibili, o scarsa conoscenza degli additivi contenuti nei cibi.

Oltre alla lista degli ingredienti, la tabella nutrizionale, i termini di scadenza, le modalità di conservazione e la provenienza del prodotto, l’etichetta alimentare deve tutelare e informare l’acquirente in modo chiaro e trasparente anche perché il decreto legislativo 27/01/92 n. 109 impone che nel testo devono essere riportate le seguenti indicazioni: Nome del prodotto,Elenco degli ingredienti, Quantitativo (peso netto/peso sgocciolato), Termini di scadenza, Azienda produttrice, Lotto di appartenenza, Modalità di conservazione e eventualmente utilizzo.

Per non farsi cogliere impreparati, è bene sapere che oltre a uova, farine, zucchero, sale, ecc. , nella scelta di un prodotto si dovrebbero considerare anche quelle sostanze che vengono aggiunte al cibo per conservarle, presentarle meglio cambiandogli colore o alterandone il gusto.

Parliamo degli additivi, che non sono proprio innocui. Classificati a seconda della loro funzione antiossidante o antimicrobica, per esempio, sono solitamente identificati da un numero e da una lettera. La lettera “E” indica che l’additivo in questione è riconosciuto e permesso in tutti i paesi dell’Unione Europea, mentre il numero che segue ne definisce la categoria.

Per capire un po’ meglio la “carta d’identità” di quello che compriamo, e mangiamo, ecco alcuni casi esemplificativi da appuntare sulla lista della spesa:
i Coloranti hanno un identificativo da E100 ad E199), i Conservanti da E200 ad E299 e hanno il compito di rallentare il deterioramento del cibo causato da batteri, lieviti e muffe. Gli Antiossidanti (da E300 ad E322) evitano il processo di ossidazione nell’alimento, poi ci sono i Correttori di acidità (da E325 ad E385), gli Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti (da E400 ad E495) e gli Aromatizzanti che donano ai cibi specifici odori e sapori.

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Redazione

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