Malattie
Malattia di Lyme: cause, diagnosi e cure
La malattia di Lyme è un disturbo molto diffuso di cui si è venuti a conoscenza in tempi recenti poiché affligge star internazionali del calibro di Justin Bieber e Bella Hadid.
Questa sindrome è altresì nota con il nome di borreliosi ed è una patologia di origine batterica; da ciò ne consegue che risponde a cure antibiotiche mirate.
Nonostante questo tipo di malattia sia curabile nella maggior parte dei casi, se si cronicizza può diventare un grosso problema e impattare negativamente sulla vita di chi ne è affetto.
Ma cos’è nello specifico la malattia di Lyme? Quali sono le cause scatenanti? Come si diagnostica? E quali sono le cure più accreditate? Facciamo chiarezza insieme 😉
Cause della malattia di Lyme
Come accennato in apertura, la malattia di Lyme – o borreliosi – è una patologia di origine batterica.
Il batterio responsabile dell’insorgenza della patologia è la Borrelia burgdorferi, chiamato così in onore del suo scopritore, Willy Burgdorfer.
Tale batterio infetta le zecche che, se vengono a contatto con uomini o animali, possono trasmettere la malattia.
I luoghi in cui è facile infettarsi sono prevalentemente le zone boschive e, come metodo di trasmissione, il batterio usa alcune specie di animali quali il perimosco dai piedi bianchi, il tiama striato, il toporagno cinereo e il toporagno settentrionale dalla coda corta.
Secondo gli studiosi, questi 4 piccoli mammiferi rappresentano il serbatoio prediletto per la proliferazione del batterio.
L’incidenza della Borrelia burgdorferi è segnalata in Asia, America meridionale, Europa centrale e nelle regioni settentrionali dell’Italia (in particolare nel Carso, in Trentino e in Liguria).
Sintomi
Per isolare la sintomatologia della malattia di Lyme, bisogna porre l’accento sul fatto che il disturbo ha tre fasi:
- precoce localizzata
- precoce disseminata
- tardiva
Tra la prima e l’ultima fase, può capitare che si assista ad un periodo di incubazione in cui non si presentano sintomi evidenti.
Nella maggior parte dei casi, gli studiosi hanno notato come la fase precoce sia spesso accompagnata da eritema migrante.
Tale sintomo – che si verifica nel 75% degli infetti – si manifesta inizialmente come una macula (o papula) rossa dove c’è stato il morso.
Molti pazienti possono non accorgersi del morso in quanto le ninfe delle zecche sono molto piccole.
Successivamente la macchia si può espandere, assumendo una conformazione ”a occhio di bue”.
Spesso la parte arrossata può indurirsi o sembrare calda al tatto. Nei casi più leggeri, tale eritema svanisce da solo, senza bisogno di trattamenti mirati.
Se invece il batterio si diffonde nell’organismo, si entra nella fase disseminata che, nella maggior parte dei casi, viene accompagnata da una sindrome muscolo-scheletrica simil influenzale, da cui consegue una rosa di sintomi come:
- malessere diffuso
- spossatezza
- astenia (stanchezza cronica)
- febbre
- cefalea
- rigidità nucale
- mialgie e/o artralgie diffuse
Tali sintomi possono essere intermittenti e, se non trattati, nel 15% dei casi possono causare alterazioni neurologiche gravi come la meningite linfocitaria o meningoencefalite, neurite dei nervi cranici (specie paralisi di Bell) e radicoloneuropatie motorie o sensitive.
L’8% dei pazienti può anche mostrare lesioni miocardiche.
Se la malattia viene diagnostica e curata per tempo, i sintomi si risolvono entro pochi mesi.
Al contrario, se il disturbo non viene individuato, si passa alla fase tardiva, che può cominciare da sei-nove mesi fino a quattro anni dall’esordio della malattia.
Tale fase è accompagnata da artrite – che interessa il 60/70% dei pazienti – ed episodi di tumefazione intervallati da dolore intermittente che, di solito, interessa le ginocchia.
Le ginocchia si presentano più gonfie e deboli e, a volte, presentano la formazione di cisti che possono andare incontro a una rottura.
Diagnosi
Diagnosticare la malattia di Lyme non è affatto semplice poiché, specie nella fase iniziale, i sintomi mostrati possono essere associati a quelli di infezioni più comuni.
Inoltre, il fatto che alcuni pazienti non sviluppino l’eritema, rende la diagnosi della malattia ulteriormente complicata.
Gli Istituti Nazionali Sanitari raccomandano perciò ai medici di procedere con un’anamnesi accurata della sintomatologia dei pazienti, considerando tra le varie ipotesi anche la malattia di Lyme, qualora le altre malattie vengano scartate.
Cura e terapie
Se la malattia di Lyme viene diagnosticata in tempo, può essere curata con successo tramite una terapia antibiotica a base di doxiciclina.
Nei casi in cui la diagnosi arrivi quando il disturbo è in fase avanzata, può essere necessario procedere con iniezioni in endovena di ceftriaxone o cefuroxima.
Recentemente, l’Istituto di medicina della Yale University, ha annunciato di aver messo a punto un vaccino sperimentale che potrebbe prevenire la malattia.
Tale vaccino avrebbe una ”duplice azione”: stimolerebbe infatti il sistema immunitario a sviluppare gli anticorpi che attaccano e uccidono i batteri responsabili della malattia e, al contempo, distruggerebbe i batteri che vivono nelle zecche che possono pungere un individuo vaccinato.
L’Istituto di Sanità Italiana ha poi consigliato ai medici di non procedere con la prescrizione di antibiotici finché non si verifica la comparsa dei sintomi; ciò sarebbe giustificato dal fatto che il farmaco potrebbe nascondere la manifestazione sintomatologica, rendendo più complicata la diagnosi di malattia di Lyme.
Prevenire la malattia di Lyme
Prevenire la malattia di Lyme è molto facile e ci sono alcuni accorgimenti da prendere qualora ci si trovi nella condizione di vivere/viaggiare in zone riccamente boschive.
La prima cosa a cui fare attenzione è evitare le infestazioni di zecche, dato che sono proprio questi aracnidi i principali responsabili della malattia.
Inoltre, se si decide di passeggiare in zone ricche di vegetazione, gli esperti consigliano di:
- passeggiare al centro dei sentieri
- indossare elementi lunghi e un berretto a protezione del capo
- infilare i pantaloni nei calzettoni
- portare scarpe che non lascino scoperta nessuna parte del piede
- scegliere indumenti dai colori chiari, di modo che sia più facile individuare le zecche
- applicare insettifughi sui vestiti e sui lembi di pelle scoperta
- controllare di non avere zecche, specie nelle zone ricoperte di peluria
Qualora tutti questi accorgimenti non preservino dall’infestazione e si noti che una zecca è entrata nel corpo, bisogna procedere con attenzione, afferrando la zecca il più vicino possibile al piano cutaneo e procedendo alla sua rimozione con l’aiuto di pinzette, facendo attenzione a non schiacciarla.
Una volta debellato l’aracnide, la zona dev’essere disinfettata e pulita con cura; successivamente è meglio controllarla per 30-40 giorni di modo da verificare se il rossore che può verificarsi svanisce da solo o se è il caso di rivolgersi al proprio medico.
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