Salute
Vulvodinia: cos’è, come si diagnostica e come si cura
La vulvodinia è un una sindrome femminile caratterizzata da disturbo e bruciore della vulva (parte interna della vagina).
La sua diagnosi è piuttosto difficile poiché si può manifestare in diversi modi; la sua versatilità sintomatologica l’ha resa nota anche come ”malattia invisibile”.
Più di recente, la vulvodinia è diventata argomento di dibattito diffuso per via delle dichiarazioni di Giorgia Soleri, la modella milanese fidanzata con il frontman dei Maneskin Damiano David, che ha dichiarato pubblicamente di soffrirne.
La sua preziosa testimonianza ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulla malattia.
Ma cos’è di preciso la vulvodinia? C’è una cura? E come si diagnostica?
Cos’è la vulvodinia
Come già accennato in apertura, la vulvodinia è una malattia che colpisce l’organo genitale femminile.
A livello clinico, i disturbi sono causati alla crescita di piccole terminazioni nervose, in maniera disordinata, a livello vulvare.
Da ciò consegue che i nervi ”impazziscono”, provocando dolore e fastidi che variano da donna a donna.
Gli esperti hanno stimato che la patologia colpisce circa il 15% delle donne e che circa 14 milioni di loro hanno sofferto di questo tipo di disturbo almeno una volta nella vita.
Sintomi della vulvodinia
In base alla zona interessata dai sintomi, la vulvodinia può essere classificata in due forme: vulvodinia localizzata e vulvodinia generalizzata.
Nel primo caso, il dolore è limitato alla zona vestibolare (parte esterna della vagina) ed è caratterizzata da dispareunia (dolore durante i rapporti), sensibilità vulvare e infiammazione locale.
Solitamente la vulvodinia localizzata colpisce le donne in età fertile e, tra i sintomi più comuni, troviamo:
- bruciore al tatto – come se si fosse venuti in contatto con un tizzone ardente
- sensazione di taglietti a carico della vulva
- secchezza
- pulsazioni vulvari
- sensazione di sentirsi degli spilli
- edema vulvare
La vulvodinia generalizzata invece provoca dolore non solo nella zona vestibolare ma anche fuori e/o intorno alla vulva.
Solitamente la sua insorgenza riguarda le donne in premenopausa o in menopausa.
I sintomi più comuni sono:
- bruciore
- prurito
- pizzicore
- sensazione di spilli
- dolore al tatto che si irradia anche alle vie urinarie e all’intera zona pelvica
Infine, rispetto alla vulvodinia locale, quella generalizzata è più difficile da diagnosticare in quanto, a livello visivo, non appaiono segni infiammatori o lesioni che possono collegare i disturbi all’insorgenza della malattia.
Cause della vulvodinia
Ad oggi, gli esperti non hanno ancora chiarito le cause della vulvodinia; le ipotesi più accreditate sono tre:
- Iperattivazione mastocitaria
- Alterazione neurologica
- Contrattura muscolare
Iperattività dei mastociti
L”iperattivazione mastocitaria interessa i mastociti, cellule presenti nei tessuti interni della vagina, che contengono delle vescicole piene di liquido utile per combattere gli agenti patogeni esterni.
I mastociti infatti si difendono dalle infezioni esterne riversando il proprio liquido addosso agli ”estranei”; ciò provoca un’infiammazione come risposta all’attacco di agenti estranei.
L’infiammazione neutralizza il corpo estraneo e lo elimina; tuttavia, nel caso in cui si manifesti in maniera frequente, i mastociti diventano ipersensibili, rilasciando nell’organismo più liquidi del dovuto.
Da ciò consegue l’insorgenza di un’infiammazione cronica che provoca dolore persistente anche in assenza di agenti estranei.
Gli agenti irritanti che possono attivare l’iperattività mastocitaria sono diversi: infezioni, irritanti chimici (come farmaci o detergenti), fattori meccanici (come i rapporti sessuali o l’uso di assorbenti interni) e fattori ormonali (come la gravidanza, il ciclo o la menopausa).
Neuropatia
In caso di alterazione neurologica, la vulva appare perfetta e sembra stare bene.
Il dolore ha quindi origine nel sistema nervoso ed è proprio questo che trasporta le informazioni provenienti dalla vulva.
Il fastidio si autoalimenta, trasformandosi in dolore neuropatico cronico – altresì noto come ”malattia del dolore”.
I fattori potenzialmente responsabili della vulvodinia neuropatica sono molteplici e talvolta simultanei: iperattivazione dei mastociti, infezione da Herpes, traumi vaginali, chirurgia vulvare, infezione da Papilloma Virus e/o contrattura muscolare pelvica.
Contrattura muscolare
La contrattura muscolare interessa il muscolo pubo-coccigeo e si instaura in seguito al rilascio di leucotrieni da parte dei mastociti.
La contrattura comprime tute le strutture che le passano attraverso: uretra, introito vaginale, ano, arterie, vene e nervi.
Da ciò consegue l’insorgenza di numerosi disturbi: difficoltà nella minzione, dolore durante i rapporti, stipsi e vulvodinia.
Inoltre, il dolore provato provoca un’ulteriore contrattura del pavimento pelvico e una sofferenza del nervo pudendo che si infiamma sempre di più.
Diagnosi della vulvodinia
Diagnosticare la vulvodinia non è facile poiché i sintomi sono comuni a molte altre malattie che interessano l’organo genitale femminile.
Gli esperti devono perciò procedere per esclusione: una volta scartate tutte le patologie che presentano lo stesso quadro sintomatologico, procedono con lo swab test.
Tale test prevede di toccare con un cotton fioc la vulva in vari punti, disposti e numerati come sul quadrante di un orologio; se il leggero tocco provoca dolore (allodinia), probabilmente si tratta di vulvodinia.
Terapia e cure
Non esiste una vera e propria cura per la vulvodinia, sia essa locale o generalizzata; gli esperti quindi consigliano un percorso terapeutico finalizzato all’annullamento o alla riduzione delle 3 cause scatenanti:
- Infiammazione locale
- Trasmissione nervosa
- Muscolatura contratta
L’infiammazione locale viene curata e/o alleviata tramite l’assunzione di antinfiammatori in pomata o compressa; la trasmissione nervosa viene invece curata tramite apposite terapie neurologiche; la contrazione muscolare viene infine contenuta tramite lo svolgimento di appositi esercizi.
Gli esperti consigliano anche di seguire una terapia psicologica di modo da permettere alla paziente di riappropriarsi della propria vita sessuale, sociale ed emotiva.
La guarigione, seppure molto lenta, è possibile e sono necessari almeno sei mesi di trattamento prima di vedere cambiamenti significativi.
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