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Perché le donne, vittime di violenza, non denunciano i loro aggressori?

 

In occasione della Giornata mondiale contro la Violenza sulle Donne appena trascorsa il 25 novembre, è doveroso  dedicare uno spazio alle donne vittime di violenza, sensibilizzare su tale fenomeno i  cittadini italiani. Spesso si pensa  che tale fenomeno non ci riguarda, finché non tocca noi direttamente o le persone amate.

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Ma dai dati Istat,  si scopre che in Italia, una donna  su tre  è stata vittima almeno una volta nella vita, dell’aggressività di un uomo.  Nella maggior parte dei casi le violenze non sono denunciate: circa il 96% delle violenze commesse da un “Non partner” e il 93% di quelle da partner.

In un’ ottica di prevenzione e contrasto della violenza di genere, interessante è  il “Protocollo d’Intesa per la realizzazione di Azioni di contrasto alla Violenza di Genere, tra Ordine degli Psicologi, ANCI Campania, Ufficio Scolastico Regionale e Regione Campania” ,  approvato il 25 novembre 2015. Tale protocollo  prevede azioni realmente efficaci  di prevenzione e contrasto di tale fenomeno, volte a coinvolgere  una rete di attori istituzionali e della società civile.

Ma perché le donne non denunciano i loro aggressori?
Le donne vittime di violenza entrano in una spirale di terrore e paura, di dipendenza affettiva, in particolare in situazione di violenza domestica o subita da persone legate affettivamente.  I Centri anti-violenza indicano che la donna, prima di attuare un percorso di uscita dalla violenza e di denuncia, passa molti anni in una relazione violenta che la danneggia sul piano fisico e psichico.

La violenza psicologica gioco un ruolo fondamentale  nell’ insorgenza di tale comportamento passivo da parte della vittime. Facile è il passaggio alla violenza fisica (botte, ferite, omicidio), di per sé più riconoscibile per le ferite fisiche, più evidenti e visibili rispetto alle ferite interne e psicologiche.
Nel concreto la violenza psicologica consiste in :
Svalutazione continua: offese, insulti, denigrazioni ( “Sei scema“, “Non capisci niente“, “Sei brutta” )
Controllo ossessivo: privazione della libertà,  ipercontrollo, violazione della privacy.
Colpevolizzazione della vittima: convincere la vittima che l’unica responsabile della violenza è lei, col suo comportamento e con le sue parole.
Stalking
Minacce ed intimidazioni : rivolte alla vittima e alle persone care.
Isolamento sociale:  un forte controllo delle amicizie e della libertà di pensiero e di movimento che determina un isolamento e chiusura sociale: impedire di uscire e di avere rapporti sociali, togliere il telefono.
Dipendenza economica: vietare la libertà di lavorare,  privare del denaro o controllarlo eccessivamente, impedire l’accesso al conto bancario della famiglia.
Violenza sessuale: costringere al rapporto sessuale dopo aver picchiato e/o umiliato la donna, con la forza o con i ricatti, imporre pratiche indesiderate e rapporti che implicano il far male fisicamente e/o psicologicamente

Obiettivo della violenza psicologica è distruggere emotivamente la vittima, rendendola debole e facile da manipolare. Chi manipola induce l’altro a compiere azioni che poi andranno al suo esclusivo vantaggio. Modella a suo piacere e volere la personalità della sua partner, sottraendole ogni volontà , stima di sé, e voglia di vivere. In base a quanto riportato dall’ANSA lo scorso anno, ne sono vittime  7 milioni e 134 mila donne.

Quali conseguenze psicologiche per la vittima?
– Depressione: rassegnazione rispetto alla situazione, incapacità di reagire e cambiare la propria vita, fino ad arrivare ad uno stato di apatia, depressione e in alcuni casi, di suicidio.
Rabbia e eccessiva irritabilità
Fobie e attacchi di panico: la paura e l’ansia invadono e condizionano la vita della vittima, che tende ad accettare passivamente la violenza subita.
Disturbi del sonno e della memoria
Scarsa autostima: conseguente dipendenza affettiva dal proprio carnefice  (“Io  non valgo e non sono niente senza il mio partner“)
Disturbi dell’alimentazione
– Disperazione e una visione negativa del futuro   
– Comportamento autolesionista

A chi rivolgersi per chiedere aiuto?

Chiedere aiuto ai  Centri antiviolenza, informandosi  al proprio comune su  quello più vicino.  In tali centri, personale qualificato e competente, segue e sostiene la vittima  sia dal punto di vista legale che psicologico. Inoltre  il Dipartimento per le Pari Opportunità  ha messo  a disposizione un numero di pubblica utilità,  il 1522.

Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tappato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una donna”

(William Shakespeare)

Dr. ssa  Annalisa Allocca Psicologa Clinica e di Comunità

 

 

 

 

 

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